COMUNITA' : ICARIA
FONDATORE DELLA COMUNITA’: un gruppo di discepoli di Cabet
LUOGO REALIZZAZIONE: IOWA, U.S.A.
POPOLAZIONE: inizialmente 260 membri, successivamente 35 membri.
ANNO DI REALIZZAZIONE: 1860 (l'utopia realizzata di Cabet e dei suoi suguaci sorse inizialmente (1849) sulle rovine di una città abbandonata dai Mormoni, a Nauvoo sulle rive del Mississipi)
Icaria era in parte la realizzazione delle idee espresse nel romanzo utopia "Voyage en Icarie" di Etienne Cabet, il romanzo descriveva un paese immaginari di Icaria, dove la capitale Icara, spartita da un fiume rettilineo, era composta da 60 quartieri con tutte le case uguali. Questo principio di uguaglianza era espresso a livello politico ed economico con l'organizzazione collettiva della comunità e l'abolizione della proprietà privata. Diversamente da molti comunardi, gli Icariani erano favorevoli al matrimonio, sostenendo che il celibato era una condizione contraria alla natura umana. Le decisioni venivano prese nell'assemblea generale composta da tutti i membri della comunità.
si praticava l'agricoltura e l'artigianato. Nella comunità inoltre non esisteva la proprietà privata
ORGANIZZAZIONE SPAZIALE: Icaria fu costruita su una proprietà di 1200 ettari. era organizzata spazialmente su un vasto piazzale quadrato con al centro il refettorio comune. Sui tre lati del quadrato erano distribuite le abitazioni a due piani, separate tra di loro da giardini. Il quarto lato era destinato ai servizi comuni. La fattoria era collocata ad un quarto di miglio della comunità e più oltre si incontravano i campi coltivati
TIPOLOGIA EDILIZIA: Le abitazioni erano composte al piano terra dal soggiorno e da una camera da letto, nel sottotetto da altre due piccole camere. Le famiglie alloggiavano in casette individuali, gli scapoli in camere a due letti.
Link: Icarians e l'utopia http://www.cloverdalehistoricalsociety.org/CHS_new/icarians/index.htm
in O. Rühle “Il coraggio dell’utopia” Guaraldi editore,Rimini 1972, pp. 34/40
in L. Benevolo “Le origini dell’urbanistica moderna”, editori Laterza , Bari 1968; 104/115
in C. Stroppa “Comunità e utopia” Dedalo Libri, Bari 1970; pp. 47/53
in L. e O.M. Ungers “Le comuni del nuovo mondo” (alle fonti dell’utopia urbanistica / con saggio introduttivo di G. Trebbi), Faenza editrice S.p.A. , Faenza 1975 ; pp. 84/88 e foto in pp. 132/133/134
in F. Choay “La città – Utopie e realtà” volume primo. G. Einaudi editore, Torino 1973, E. CABET pp. 118/128
in B. De Batté e G. Santinolli “Tra il dire e il fare: Utopia e comunità” Atelier Bizzarro- libreria Sileno editrice, Genova 1975; pp. 65/66
in P. Sica “Storia dell’architettura 2 – l’ottocento”, editori Laterza, Bari 1977; pp. 1095/1097 e ill.
in D. Hayden “Sette utopiche americane (l’architettura del socialismo comunitario 1790-1975)”, Feltrinelli editore, Milano 1980; pp. con ill. foto
in J.M. Morris, A.L. Kross "Historical Dictionary of Utopianism" ed. Scarecrow, Lanham, Maryland, Toronto, Oxford 2004, pp.53, 146
F.Biondi Nalis "Etienne Cabet tra Utopia e Rivoluzione", G.Giappichelli ed., Torino 2004
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