martedì 1 settembre 2009

COMUNITA' SAN LEUCIO


1 planimetria generale di San Leucio, 2 planimetria del quartiere S. Ferdinando, 3 Prospetto del quartiere S. Ferdinando, 4 pianta del Belvedere
MOVIMENTO: pre_SOCIALISMO

COMUNITA' : SAN LEUCIO (Real Colonia)

FONDATORE DELLA COMUNITA’: FERDINANDO IV di BORBONE

LUOGO REALIZZAZIONE COMUNITA': SAN LEUCIO, presso CASERTA (Italia)

POPOLAZIONE:

ANNO DI REALIZZAZIONE: 1773

ANNO DI ESTINZIONE:

ORGANIZZAZIONE POLITICA: pre Socialismo
San Leucio và vista più che come un fenomeno sociale e politico come una anticipazione dei centri operai sorti intorno alle fabbriche delle Company Towns (Saltaire, Port Sunlight, Bourneville …) perché poco ebbe in comune con le altre comunità utopiche, che al contrario avevano un fondo essenzialmente di trasformazione sociale. L’ esperimento risultò interessante però per gli aspetti senz’ altro progressisti del suo codice interno. Il codice emanato nel 1789 sanciva l’euguaglianza dei membri della comunità e un sistema mutualistico d’assistenza, oltre la “casa degli infermi” che rientrava nelle dirette cure del re esisteva un fondo assistenziale detto “cassa di carità per il sostentamento degli inabili e dei vecchi. Il governo della comunità era affidato, insieme al parroco, a cinque “seniori del popolo” eletti ogni anno tra i membri anziani della comunità. La pubblicazione dello statuto leuciano, quando apparve, generò meraviglia e contentezza nei napoletani i quali speravano che questi principi fossero allargati al regno. Il fenomeno di San Leucio rappresenta l’attuazione se pur modesta, di un principio ideologico che ha precedenti storici nel “codice della natura” del Morelly (1)e nelle colonie dei Gesuiti (2) nel Paraguai. C’è da rilevare però che le colonie dei Gesuiti ebbero una portata sociale e politica più vasta dell’episodio napoletano e “mentre il codice della natura” aveva delle leggi generali per un mondo da ricrearsi, in San Leucio si cercava di dare forma definitiva ad un organismo che già era cresciuto anni prima.

ORGANIZZAZIONE ECONOMICA: Comunità dei beni
Il codice sanciva il diritto e il dovere al lavoro. La retribuzione del lavoro veniva effettuata con un crescente compenso fino ad una cifra corrispondente all’opera dei maestri più qualificati. Si praticava l’agricoltura, la zootecnica e la lavorazione della seta che fu iniziata spontaneamente nelle case dei contadini, i quali in seguito ad un aumento di popolazione, non trovarono più una sufficiente occupazione nel lavoro dei campi.

ORGANIZZAZIONE SPAZIALE: San Leucio nasce come zona per la riserva di caccia del re Carlo. Il Vanvitelli incaricato del progetto, segnò un tracciato di viali rettilinei, destinati a congiungere la Reggia di Caserta con l’antico edificio del Belvedere (appartenente al feudo dei Baroni casertani e costruito nel XVI secolo), posto al centro della tenuta di San Leucio. Chiamato il re al trono di Spagna suo figlio Ferdinando IV diede inizio alla vera formazione del nucleo comunitario. Nel 1773 fece recintare l’intera tenuta e costruire un piccolo edificio a casino di caccia. Da quel momento la riserva cominciò a trasformarsi in una tenuta agricola, si costruirono le case per i contadini e gli impianti zootecnici. Nel 1778 venne trasformato l’edifico del Belvedere che, oltre ad essere la nuova residenza reale, avrebbe raccolto tutto il lavoro e le manifatture sparse nelle diverse abitazioni. Negli anni che precedettero la rivoluzione del ’99 fu realizzata una nuova filanda a nord-est del Belvedere e un albergo per forestieri. Lo schema urbanistico generale comprende: una zona quasi totalmente destinata all’attività agricola sorta intorno al primo nucleo detto la “vaccheria”; una zona destinata all’attività manifatturiera intorno al Belvedere; una terza all’ingresso della comunità, con carattere solamente residenziale. La composizione urbanistica curata dall’arch. Francesco Collecini, segue un rigido sistema assiale. Fanno eccezione a questo schema, le due file di case dei coloni che, prospicienti il Belvedere, si estendono ad oriente ed occidente di esso, su due linee non allineate, quasi a segnare una curva di livello del monte. Centro di tutta la comunità è l’edificio del Belvedere che si svolge intorno ad un grande cortile rettangolare chiuso. Sul lato orientale si snoda un altro cortile aperto verso mezzogiorno e circondato da corpi di fabbrica destinati ad opifici. Questo secondo cortile doveva costituire la parte centrale del nucleo leuciano, secondo il piano che prevedeva di ripetere simmetricamente sul lato est un volume edilizio uguale a quello del Belvedere situato ad ovest. Il maggior rilievo edilizio è dato dalle case per i coloni costruite nel 1786. L’assegnazione di questi alloggi rientrava nella dote matrimoniale che Ferdinando dava ai giovani coloni. Le case disposte su due file prendono il nome di quartiere San Ferdinando a destra del portale d’ingresso alla comunità e San Carlo a sinistra. Inizialmente doveva essere una serie di abitazioni disposte attorno a tanti cortili rettangolari uniti l’uno all’altro; mentre i due quartieri non sono altro che case a schiera a due piani. Le uniche parti eseguite dei cortili sono quelle corrispondenti a due corpi di fabbrica adiacenti la porta d’ingresso della colonia. Di notevole interesse anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie, uno dei primi edifici neogotici dell’Italia meridionale, sorta nel 1805 nei pressi della Vaccheria. Completano il patrimonio edilizio di San Leucio altre piccole costruzioni come chioschi, casini di caccia … sparsi nel bosco circostante.

TIPOLOGIA EDILIZIA : Il Belvedere conteneva la chiesa, la scuola, la dimora reale, quella dei principali cittadini, i depositi, la filanda, i filatoi e altre attrezzature dell’opificio. In esso è accentuata una caratteristica presente in ogni costruzione in San Leucio: coesistenza armonica di un accento monumentale unito ad un carattere rustico. Collecini disegnò una residenza reale con la schiettezza di un rustico podere. In pianta le cellule delle case a schiera presentano due vani al pian terreno e due o tre vani al piano superiore uniti da una scala interna, generalmente formata da un solo rampante. Il dislivello tra la fila di case del quartiere di San Ferdinando che sorge su un suolo piano, e quella di San Carlo che si eleva su una area che risente del declivio della collina, è posto in evidenza nella volumetria delle case che si accostano con un andamento scalare. Gli sfalsamenti trovano corrispondenza anche nei cornicioni che proseguono nei punti di dislivello, con tratti verticali.
Note:
(1) Il Morelly utopista della seconda metà del ‘700, tracciava nel suo “codice della natura”, un sistema costituzionale per una società a carattere collettivo. Il codice trattava anche di una legislazione urbanistica ed edilizia (loix edile) che doveva regolare la formazione della città, l’uso del suolo comunitario, la distribuzione dei quartieri e delle case.
(2) Le colonie iniziate nel 1609, fondate dai Gesuiti, erano comunità d’indigeni con a capo due Padri Gesuiti: uno per le opere temporali, l’altro per quelle religiose. Ciascun membro aveva una casa e un piccolo campo per il proprio sostentamento; il ricavato della gran parte del terreno coltivabile era usato per le necessità collettive. All’inizio del ‘700 queste comunità costituivano un vero e proprio stato indipendente con 105.000 indigeni divisi in trenta comunità.



in COMUNITA’ n. 86 1961, R. De Fusco e F. Sbandi “Un centro comunitario del ‘700 in Campania” pp. 56/65
in B. De Batté e G. Santinolli “Tra il dire e il fare: Utopia e comunità” Atelier Bizzarro- libreria Sileno editrice, Genova 1975; pp.40/43
in AAVV “San Leucio – Archeologia, storia, progetto” edizioni il Formichiere, Milano 1977; pp 263
in AAVV Materialin zur Ausstellung “Produkions Kommunen: 6 Versuche” dossier
D. Peverelli “1778 San Leucio” Kunstgewerbemuseum Zürich 27 april- 9 juni 1974

2 commenti:

  1. salve. Ho iniziato ad occuparmi della comunità di San Leucio agli inizi degli anni '80; sono tra l'altro autore della ricostruzione assonometrica di Ferdinandopoli pubblicata in "Utopie rilette della Napoli capitale ed ex-capitale", a cura di A. Baculo Giusti, Napoli, 1986.
    Mi chiedevo se aveste modo di sapere se e dove è possibile acquistare una copia del catalogo che citate nell'articolo. All'epoca l'ho molto utilizzato ma ero studente e mi servivo delle biblioteche. Pare sia esaurito ovunque ed anche la casa editrice ha cessato l'attività da tempo. Grazie.

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  2. ciao stef@no,
    purtroppo il catalogo non si trova più...
    grazie per averci segnalato "Utopie rilette della Napoli capitale ed ex-capitale".

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