sabato 20 giugno 2009

COMUNITA'_ESSENI O FIGLI DELLA LUCE

COMUNITA' QUMRAN ( secondo i ritrovamenti del 1947)
Questo sito andò incontro ad una fine violenta nel 68 d.C. ad opera dei romani a causa del loro coinvolgimento nelle sommosse negli anni della guerra che si concluse con il crollo di Gerusalemme


MOVIMENTO: ESSENI o “FIGLI DELLA LUCE” (millenarista)

POPOLAZIONE: al tempo di Gesù erano oltre 4000 e vivevano dispersi in tutto il paese; circa 150 erano quelli residenti a Qumran.

ANNO DI REALIZZAZIONE: secondo alcuni studiosi gli Esseni iniziarono a fondare comunità
già nel 100 a.C. Siria Palestinese

LUOGO DI REALIZZAZIONE: "Filone parla di ...Essaioi che vivevano nella "Siria Palestinese" (Quod Omn. Prob. XII.75), più precisamente, "in molte città della Giudea e in molti villaggi e raggruppati in grandi comunità composte da numerosi membri" (Hyp. 11.1). Alcuni studiosi ed archeologi moderni hanno individuato un insediamento abitato dagli Esseni a Qumran, un altopiano nel Deserto della Giudea lungo il Mar Morto. Mentre la testimonianza di Plinio ("sulla parte occidentale del Mar Morto, lontano dalla costa ... [sopra] la città di Engeda") tende ad essere utilizzata a supporto di questa identificazione, non esiste tuttavia nessun'altra prova conclusiva di questa ipotesi. Tuttavia essa ha finito per dominare la discussione scientifica e la percezione collettiva sugli Esseni."

ANNO DI DISSOLUZIONE: 68 d.C.

ORGANIZZAZIONE POLITICA: Comunismo primitivo religioso
Gli Esseni credevano alla continenza e detestavano la lussuria e, dato che la maggior parte di essi praticava il celibato, per incrementare le proprie comunità prendevano bambini del popolo o orfani e li formavano educandoli alle proprie concezioni . Secondo il principio per cui tutto era comune, una specie di comunismo veniva persino praticato nelle abitazioni, dove gli Esseni vivevano assieme. Si opponevano alla schiavitù ed, essendo pacifisti, anche all’uso delle armi (solo durante la guerra contro Roma il loro spirito guerriero riapparve, lo stesso che lì aveva inizialmente caratterizzati).

ORGANIZZAZIONE ECONOMICA: Comunità dei beni
La comunità era basata sul controllo comunitario dei beni e sulla proprietà collettiva, ma molti lavori venivano svolti al di fuori della comunità perché la produzione collettiva non era sufficiente. Il lavoro era distribuito tra i membri della comunità a seconda delle singole capacità e cioè: contadini, guardiani di pecore, apicoltori, artigiani, etc., un magazzino comune provvedeva poi ai bisogni dei malati e dei vecchi.

Le circostanze che causarono lo sviluppo del primo comunismo sono da ricercarsi nelle condizioni sociali e politiche dell’Impero Romano. Mentre la moltitudine soffriva la fame, si assisteva al lusso, alla ostentazione e alla manifestazione di un declino morale della “classe superiore”. Queste condizioni preparano il sottofondo per il primo comunismo cristiano. Erano frequenti le visioni dell’evento di un Messia che avrebbe portato finalmente fratellanza, giustizia e cooperazione. Questa speranza, portò a vedere in Gesù di Nazareth il redentore. Col passare del tempo questi principi persero molta della loro forza iniziale e alla fine del processo di disintegrazione del primo comunismo cristiano durante il IV e V secolo rifiorì poi il movimento comunitario in Italia (con i “Fratelli Apostolici” o Patari, che si estese in Lombardia, in Spagna, Germania ed altre nazioni),in Francia (col movimento popolare dei Valdesi o “Poveri di Lione”), nei Paesi Bassi (coi Begardi, artigiani e tessitori, che formavano gruppo curando le loro proprietà in comune), e in Inghilterra (i Lollari che costituirono parte attiva della rivoluzione contadina del 1381).
Il movimento raggiunse l’apice nel XV secolo in Boemia con gli Ussiti che fondarono vicino a Praga, Tabor la nuova città rivoluzionaria.
All’inizio del XVI secolo si formò poi il movimento Anabattista che si estese in Turingia, Sassonia , Germania meridionale, Austria, Svizzera, Moravia, Olanda…
ORGANIZZAZIONE SPAZIALE:

in C. Stroppa “Comunità e utopia” Dedalo Libri, Bari 1970; pp.29/36
in B. De Batté e G. Santinolli “Tra il dire e il fare: Utopia e comunità” Atelier Bizzarro- libreria Sileno editrice, Genova 1975; pp.29/30
in M. Olivares “comuni comunità ed ecovillaggi in Italia” edizioni Malatempora, Roma 2003; pp. 23/24

Nessun commento:

Posta un commento