giovedì 6 ottobre 2011

COMUNITA' DEL SUR

MOVIMENTO : ANARCHICO

COMUNITA’ (urbana): COMUNITA’ DEL SUR

FONDATORI: un gruppo di studenti di "Belle Arti"

LUOGO REALIZZAZIONE: MONTEVIDEO (Uraguay)

POPOLAZIONE: 50 membri circa

ANNO REALIZZAZIONE: 1955

ANNO REPRESSIONE: 1972, (Quando la polizia si accanisce contro la comunità e arresta quasi tutti i componenti del gruppo)

ORGANIZZAZIONE POLITICA: Anarchismo.
l'organizzazione interna viene decisa da tutti i suoi membri, grazie al senso di responsabilità esistente tra di essi. L'organo deliberante della comunità è l'assemblea periodica dei componenti adulti del gruppo. Le decisioni sono prese all'unanimità. Le funzioni specifiche organizzative e amministrative sono affidate a commissioni speaciali. I membri consumano lo stesso tipo di alimenti, si vestono con abiti della stessa qualità e abitano in case dello stesso grado di conforto. Inoltre l'educazione dei bambini è ritenuta estrema-mente importante e anche se all'inizio la Comunità del Sud non aveva un piano preciso, a poco a poco si è sentita la necessità di abituare i bambini a vivere essi stessi in comune sia per abituarli alla cooperazione che per i rapporti di gruppo. In questo modo le madri si possono dedicare alle molteplici attività manuali e culturali arricchendo le loro possibilità creative e sviluppando il campo dei loro rapporti sociali. Anche il problema sessuale è stato discusso e si è arrivati alla conclusione che il principio che regola i rapporti sessuali è la mutua volontà. La famiglia tradizionale è legata strettamente al regime di proprietà privata e quindi alla diseguaglianza, la" famiglia nuova" e condizione e obiettivo allo stesso tempo del processo rivoluzionario.

ORGANIZZAZIONE ECONOMICA: cooperativistica
per entrare a far parte della comune ciascuno deve trasferirvi tutto ciò che possiede, poichè in essa la proprietà privata non esiste. Regnando il principio secondo il quale "ciascuno deve dare secondo le sue possibilità e ricevere secondo i suoi bisogni", nessuno percepisce salario e tutto è di tutti. Anche il problema degli anziani; che costituisco una vera e propria piaga nella società in cui viviamo, viene risolto dalla comunità. Il mandare gli anziani in pensione non è più necessario poichè essi possono continuare a lavorare nel la misura delle loro forze, continuando a ricevere a seconda dei loro bisogni. Scompare così anche il senso di inutilità, la paura dell’ abbandono o della solitudine. Gli adulti possono scegliere tra diver-si tipi di lavoro e i ruoli sono intercambiabili. La comunità quindi permette di lavorare in un modo che corrispondo meglio al bisogno che ha l'essere umano di esprimersi e di trovare nel lavoro la necessaria soddisfazione. Il gruppo possiede una tipografia (premiata ben tre volte alla Fiera del Libro, grazie alla qualità delle opere prodotto. Ora purtroppo non è più funzionante perché sono state arrestate le persone che vi lavoravano dentro, con la motivazione di : "gruppo che lavora clandestinamente per la diffusione di libri sovversivi..."), una falegnameria, manda avanti una scuola per i bambini e coltiva la terra per ricavarne ortaggi e legumi per tutti.

ORGANIZZAZIONE SPAZIALE: la comunità, con i proventi derivati dal lavoro svolto inizialmente con la cooperativa, andò a vivere prima in una vecchia casa in Via Salto, poi acquistò un vasto terreno in un quartiere di Montevideo e vi costruì, con l'ausilio di un architetto esperto in questioni comunitarie, le abitazioni, i locali comuni e un laboratorio di falegnameria. A livello urbanistíco,una volta raggiunto un numero massimo di componenti (da essi stabilito) si forma una nuova comunità creando così sul territorio un sistema decentralizzato, dinamico e sotto il controllo diretto di tutti. Solo uno stretto collegamento e un mutuo arricchimento di tutti questi gruppi, con una chiara coscienza della loro "complementarietà°, permetterà la creazione di un "tessuto" sociale e strutturale alternativo.


in B. De Batté e G. Santinolli “Tra il dire e il fare: Utopia e comunità” Atelier Bizzarro- libreria Sileno editrice, Genova 1975; pp.87/88

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